Psicopedagogista

madre che abbraccio il figlio
La relazione che il genitore instaura con il proprio bambino o la propria bambina è il cuore dell’azione educativa ed è tra le più potenti risorse che ha a disposizione per poterne orientare la crescita ed indirizzarne i comportamenti nella direzione dei valori che ha scelto di trasmettere.

Se fino a qualche decennio fa l’opinione comune era che chiunque generasse un bambino o una bambina fosse automaticamente in grado di occuparsene e di accompagnarne la crescita nel migliore dei modi, più recentemente si è sviluppata una maggiore consapevolezza rispetto ai processi che stanno alla base dello sviluppo infantile, nonché delle condizioni che favoriscono il benessere. Al giorno d’oggi i genitori ricevono molti stimoli e molte informazioni su strumenti e metodi educativi da poter adottare, ritrovandosi a volte disorientati e insicuri, per la difficoltà ad orientarsi tra proposte ampie e variegate, talvolta in contraddizione tra loro.

Appare pertanto interessante fare un passo indietro, provare a partire dalle premesse alla base di ogni scelta educativa che i genitori vorranno fare e proporre una riflessione intorno al tema della relazione educativa, dimensione trasversale, che precede e accompagna ogni aspetto della genitorialità.

La relazione che il genitore instaura con il proprio bambino o la propria bambina è il cuore dell’azione educativa ed è tra le più potenti risorse che ha a disposizione per poterne orientare la crescita ed indirizzarne i comportamenti nella direzione dei valori che ha scelto di trasmettere.

Quando parliamo di relazione ci riferiamo innanzitutto ad un legame tra persone che permette a tutti i soggetti coinvolti di evolvere. Tutti noi, adulti e bambini/e, abbiamo bisogno di sentirci in relazione positiva con l’altro, tanto più con le persone con cui viviamo e a cui vogliamo bene. La relazione è la dimensione costitutiva dello sviluppo della persona, poiché è nella relazione che il bambino trova il nutrimento e la protezione che gli consentono di costruire la propria identità e di uscire nel mondo. È nella relazione con chi si prende cura di lui che il bambino può rispecchiarsi e definirsi, può crescere.

Cosa possiamo fare per offrire ai nostri figli e figlie una relazione nutriente e supportiva?

Essere in relazione significa innanzitutto essere presenti, che non vuol dire necessariamente o soltanto essere presenti fisicamente, ma esserci per l’altro, porre attenzione, essere coinvolti e interessati alle vicende dall’altra persona. Se stiamo fisicamente nella stessa stanza con un bambino ma passiamo il tempo sul cellulare, che tipo di presenza stiamo comunicando? E se siamo fuori casa e telefoniamo a nostra figlia ascoltandola mentre ci racconta quanto si è divertita alla festa di compleanno della sua amichetta, siamo assenti o siamo presenti?

Le espressioni della presenza e dell’assenza sono molteplici e si differenziano inevitabilmente a seconda dell’età del bambino e della bambina con cui vogliamo essere in relazione. Se sto accudendo un bambino di pochi giorni ho necessità di rendermi presente con un assiduo contatto fisico, ma se sono in relazione con una adolescente mi guardo bene dal propormi per un abbraccio fino a che non mi manderà un chiaro segnale di autorizzazione.

Il genitore, l’educatore, deve saper oscillare tra presenza e assenza in considerazione dei bisogni del bambino e della bambina – ma anche dei suoi – alla ricerca di un equilibrio in cui non vengano a mancare né la presenza, fondamentale per non esporre il bambino al senso del vuoto, né l’assenza, per permettere al bambino di fare esperienza di sé.

La relazione educativa si contraddistingue inoltre per essere personalizzata, non generica. In quanto incontro tra due (o più) persone che si presentano con la loro unicità, prende forma dalle loro caratteristiche specifiche e trova la sua forza nel riconoscimento delle singolarità che sono in gioco. La possibilità di cogliere l’originalità del bambino e della bambina con cui è in relazione, nasce dalla capacità dell’adulto di osservarlo/a e di mettersi in ascolto del mondo che porta attraverso i suoi giochi, le sue parole, i suoi silenzi. Al contempo il genitore potrà raccontare di sé, condividere quello che lo appassiona, coinvolgerlo/a in quello che fa per arricchire la relazione con la sua esperienza, la sua vita. E proprio in questo riconoscimento reciproco delle rispettive singolarità il bambino/a e l’adulto possono costruire insieme un linguaggio attraverso il quale esprimersi per quello che sono e dare forza alla loro relazione.

Questo vedersi e accettarsi per quello che si è tra genitori e figli, consente di sviluppare un senso di fiducia reciproca dentro cui gli inciampi e le difficoltà che inevitabilmente si incontrano trovano uno spazio di accettazione che non minaccia il perdurare della relazione stessa. In ogni relazione ci sono momenti critici, incomprensioni, arrabbiature e sarebbe inutilmente frustrante (probabilmente anche poco evolutivo) cercare di evitarli del tutto; è molto più costruttivo essere consapevoli che la relazione tra genitori e figli è fatta anche di questo e che questo non mina il legame. Anzi, riconoscere questi momenti e farli diventare occasione di chiarimento reciproco può favorire una conoscenza più autentica e rendere la relazione ancora più forte.

Nella relazione educativa non c’è un movimento a senso unico che va dal genitore al figlio, ma uno scambio reciproco che genera il cambiamento e la crescita di tutte le persone coinvolte; tuttavia è il genitore che si propone in maniera intenzionale nei confronti del figlio/a. Il genitore che si pone con intenzionalità nella relazione educativa è consapevole di quale sia la propria visione, quali siano i principi e i valori verso cui sta orientando la crescita di suo/a figlio/a e da ciò discende la capacità di muoversi con sicurezza e fermezza. È consapevole infatti delle motivazioni che lo portano a fare determinate scelte, a decidere quali esperienze proporre e come proporle, in modo che nel tempo il/la figlio/a possa elaborare i propri significati, i propri principi, il proprio modo di stare nel mondo.

                                                                                                –

Vuoi migliorare la relazione con tuo figlio o tua figlia? Contattami per una consulenza personalizzata

Condividi l'articolo

Articoli correlati

Immagine di mamma e papà in attesa di un figlio

Diventare genitori

Diventare genitori è un processo che può essere faticoso e ambivalente, molto diverso da come lo si era immaginato durante la gravidanza.
La narrazione prevalente descrive la genitorialità in termini entusiastici, generando un sentimento di sconforto e inadeguatezza quando ci si trova a fare i conti con la realtà quotidiana, fatta di gioie ma anche di fatica, solitudine, incomprensioni.

Leggi