Psicopedagogista

Immagine di mamma e papà in attesa di un figlio
Diventare genitori è un processo che può essere faticoso e ambivalente, molto diverso da come lo si era immaginato durante la gravidanza. La narrazione prevalente descrive la genitorialità in termini entusiastici, generando un sentimento di sconforto e inadeguatezza quando ci si trova a fare i conti con la realtà quotidiana, fatta di gioie ma anche di fatica, solitudine, incomprensioni.

Indice

Tra le esperienze che hanno più impatto sulla vita di una persona c’è sicuramente quella di diventare genitore.
L’arrivo di un bambino o di una bambina comporta cambiamenti significativi nelle relazioni, nella gestione del tempo, nelle possibilità di riposo e in generale nella definizione delle priorità.

Diventare genitori è un processo evolutivo e dinamico

Se è vero che le persone sono predisposte ad instaurare legami e che il bambino e la bambina nascono con la capacità di attivare comportamenti di attaccamento per suscitare una risposta di accudimento e protezione da parte dei caregiver, è altrettanto vero che impariamo a fare i genitori facendolo. Anche chi ha una preparazione psicopedagogica specifica, come chi scrive, quando si trova tra le braccia la/il propria/o figlia/o deve imparare a tradurre quelle conoscenze in comportamenti, accogliere l’impatto di quella esperienza sui propri pensieri, relazioni ed emozioni.
Si può parlare in questo senso di genitorialità come uno stato evolutivo autonomo, perché indipendente da altri aspetti del funzionamento individuale e relazione, benché sia ad essi collegata. Decidere di diventare genitori attiva un cambiamento profondo che porta a mettere progressivamente in secondo piano l’identità che abbiamo costruito come figlio/a lasciando avanzare quella di padre o madre.
Si avvia un processo dinamico e ricorsivo, che si compie nella continua ricerca di un equilibrio per dare risposta ai bisogni sempre nuovi dei bambini e delle bambine a mano a mano che crescono, cercando di trovare al contempo gli adattamenti possibili per non trascurare eccessivamente i bisogni degli adulti.

Diventare genitori tra ideale e reale

Nel periodo della gravidanza, la futura mamma e il futuro papà costruiscono dentro di loro un’immagine ideale del figlio o della figlia in arrivo e di loro stessi come genitori, sia individualmente che come coppia. Fantasticano su ciò che potrà essere, a partire da quella che è stata la loro esperienza come figlio e figlia, invertendo i ruoli e introducendo, rispetto al loro essere genitori, quei cambiamenti che ritengono utili per offrire a/alla propria figlio/a una relazione più vicina a quella che avrebbero voluto avere da piccoli.
Dopo la nascita, nel confronto quotidiano con il bambino e la bambina, si evidenzia lo scarto tra la realtà e quanto fantasticato. I genitori non devo solo confrontarsi con il figlio e la figlia reali, le loro caratteristiche, le loro necessità, ma anche con il loro modo di essere genitori, la propria capacità di prendersi cura, di riconoscere le esigenze del bambino o della bambina, la stanchezza, il supporto del/della partner, la presenza/assenza/invadenza delle famiglie d’origine.

Oltre la narrazione della genitorialità (solo) felice

La narrazione prevalente descrive la genitorialità in termini entusiastici, di felicità e di compimento della sintonia di coppia. La pubblicità ci propone l’immagine di coppie felici che corrono nei prati con figli e figlie bellissimi; di madri perfettamente vestire e truccate che offrono colazioni golose ai figli sfoderando il miglior sorriso; di padri in giacca e cravatta che costruiscono entusiasti insieme ai figli/e meraviglie con i mattoncini colorati.
La realtà quotidiana dei neo-genitori è fatta invece di alti e bassi, momenti di serenità e di sconforto, sentimenti ambivalenti. Accanto alla gioia e allo stupore, la nascita di un figlio o di una figlia porta un cambiamento radicale nell’organizzazione della giornata e una costante mancanza di tempo e spazio, sia materiale che mentale. Inoltre non sono da trascurare gli effetti debilitanti della privazione del sonno. La cura di un neonato o di una neonata richiede un tempo quasi esclusivo, ma anche il bambino e la bambina più grandi hanno esigenze di accompagnamento ed educazione che assorbono molte energie fisiche e mentali: gestire gli impegni, la scuola, le amicizie, lo sport, la spesa, l’abbigliamento, il/la pediatra, la pulizia e il riordino della casa,…
I genitori vedono ridursi drasticamente non solo lo spazio individualmente, ma anche quello di coppia.

Accettare le ambivalenze e liberarsi del mito del genitore perfetto

Quando un genitore esterna con franchezza la fatica di gestire tutto questo, si scontra spesso con reazioni che banalizzano e sminuiscono, quando addirittura non fanno sentire in colpa. Nella società contemporanea è ormai diffusa l’idea di una genitorialità che si esprime prevalentemente con la gioia e l’amore costante, offrendo il modello di madri e padri perfetti che sanno affrontare sorridendo e senza incertezza ogni sfida educativa.
La proposta di quella che viene definita “genitorialità intensiva” finisce per appesantire ancora di più la condizione dei genitori che si sentono sbagliati per non riuscire ad essere madri e padri che corrispondano a questo modello e, non riuscendo a condividere l’ambivalenza esperita per il timore del giudizio, si ritrovano isolati e senza strumenti per affrontare la fatica.

Come è possibile uscire da questa condizione e non sentirsi soli e sbagliati?
Innanzitutto con la consapevolezza che l’ambivalenza di sentimenti è intimamente connessa al ruolo genitoriale: occuparsi di un bambino porta gioia, entusiasmo, tenerezza, ma anche tristezza, rabbia, fastidio. È così per tutti e tutte, non c’è nulla di sbagliato, non è dovuto ad un limite personale e non significa non amare i propri figli e figlie. Dare spazio e legittimità anche a questi sentimenti è il primo passo per vivere serenamente l’essere mamma e papà.
In secondo luogo è importante condividere i propri pensieri, aspettative, sentimenti con il/la proprio/a partner. L’impatto del diventare genitori sul legame di coppia è rilevante, per questo è importante discuterne e confrontarsi per affrontarlo insieme. È utile dialogare andando oltre la gestione degli aspetti pratici e materiali, includendo anche (e soprattutto) quelli più intimi e relazionali.
Da ultimo è importante allontanarsi dalle narrazioni sulla genitorialità legate al perfezionismo e alla performatività, per avvicinarsi a contesti e soprattutto persone che includono e validano le emozioni ambivalenti nell’esperienza di maternità e paternità.
I bambini e le bambine non hanno bisogno di genitori perfetti, ma autentici, che sappiano contenere e integrare i sentimenti contrastanti dell’essere genitori.

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